Con 114 procedure di infrazione aperte va all'Italia la maglia nera per l'inadempienza delle Direttive Ue. Le leggi italiane non riescono ad adeguarsi in tempo alle norme europee oppure lo Stato non è in grado di farne rispettare i principi. Il risultato è che per ogni situazione non sanata il nostro paese rischia multe di svariati milioni di euro, a cui si aggiungono penali di centinaia di migliaia di euro al giorno finchè non avviene l'adeguamento.
E' uno dei tanti scandali italiani. Da una parte, a causa di mille impedimenti burocratici, non si riescono a spendere i fondi europei (o si spendono in maniera inutile e del tutto arbitraria) e dall'altra, pur essendo uno dei paesi economicamente più a rischio del continente, ci permettiamo di gettare al vento milioni e milioni di euro, per poi chiedere all'Ue clemenza nel valutare la nostra situazione di continuo indebitamento. Di questo argomento la politica e i talk show se ne occupano molto poco. Se ne parla ora solo perchè, in vista del semestre di presidenza europea del nostro paese, il Governo sta mettendo in piedi un pacchetto d'emergenza, in modo da risolvere qualcuna di queste situazioni. L'obbiettivo, insomma, è quello di darsi una ripulitina prima di questo importante appuntamento.
Non si direbbe visto l'assordante silenzio degli ecologisti (che sembrano coinvolti solo quando le violazioni coinvolgono la caccia – al momento ce n'è una e riguarda le deroghe sui richiami vivi -), ma gran parte delle procedure aperte riguardano l'ambiente: 21 pendenti, il 14% del totale. Tra queste alcune pronte a trasformarsi presto in sanzioni monetarie. Come quella aperta nel 2003 per il mancato rispetto delle direttive Ue sulle discariche. L'Italia potrebbe essere presto condannata al pagamento di 61 milioni di multa e una penalità di 256mila euro per ogni giorno in cui non si è conformata ai richiami.
Sempre in tema rifiuti (e quindi ambiente) c'è l'infrazione sull'emergenza della Campania per cui la Commissione chiede 34 milioni di multa più una penalità di mora di 94 milioni all'anno a partire dal 2014. Altre infrazioni nel mirino della Corte di Giustizia Ue sono quelle che riguardano l'uso delle reti a strascico per la pesca, i mancati controlli sugli impianti industriali inquinanti, e la vicenda arcinota delle quote latte.
Tra le tante che coinvolgono la gestione della cosa pubblica c'è poi la condanna sul sovraffollamento delle carceri, già arrivata e sospesa fino al 28 maggio. Se l'Italia non dimostrerà di aver risolto la situazione mettendo fine ai trattamenti inumani e degradanti dei detenuti, sarà costretta a pagare. Su Repubblica si legge che Roma proverà ad argomentare facendo leva sull'abolizione del reato di clandestinità e su un piccolo miglioramento delle condizioni dei detenuti: ora ogni carcerato ha a disposizione più di tre metri in cella, il che significa molto meno spazio di quello concesso ai cani dai regolamenti regionali per il loro benessere psico-fisico